Nasce a Gubbio nell’anno 1927
Sin da giovane si dedica alla pittura e al disegno, avvicinandosi poi alla scultura attraverso le prime esperienze nelle manifatture ceramiche di Gualdo Tadino, con la ceramica troverà il mezzo con cui si esprimerà per oltre 40 anni.
Laureata in filosofia all'Universita di Urbino, grande studiosa e letterata proseguirà per tutta la vita la sua indagine sull’uomo, il pensiero del filosofo americano John Dewy sembra accompagnare la sua vita quindi la sua produzione artistica. La conoscenza e la sperimentazione sono il crogiolo di ogni mutamento; sperimentando, si accrescono le possibilità di nuovi risultati, fino ad arrivare alla perfezione.
Negli anni '50, trasferitasi a Roma, sperimenta forme plastiche tridimensionali ricche di spessi smalti (come 'Forma Chiusa' o 'l'Angelo Rosso', 1958), trasformandole poi in un linguaggio 'figurativo geometrizzato', prediligendo volumi bidimensionali (le formelle a forte rilievo 'Origine', 'Uomo', 'Siesta', del 1960-61).
Le continue sperimentazioni unite al il suo intuito, la portano a plasmare morbidamente sottilissimi fogli di terracotta, neri, energici, metallici e sanguinanti come usciti dalla fucina di Vulcano. Queste opere, tra le sue più affascinanti, incanteranno tra gli altri Filiberto Menna curatore della sua prima personale alla Galleria Numero di Roma nel 1964.
Esaurita l'esperienza dei fogli, torna alla geometrizzazione delle forme, questa volta volumetrica, (1965-66), iniziando così il lungo e vario percorso dei 'moduli'.
Forme geometriche ripetute in schemi organizzati, elementi combinanti a creare nuovi moduli, o ripetutamente accorpati // “costruisco unità di base di natura geometrica per compiere poi operazioni combinatorie basate sul numero e sul ritmo ; modulo>sintassi strutturale.”//.
Dominano smaltature uniformi e decise, dai neri alluminati ai rossi cupi e blu-copiativi (blu Sèvres).
L'elaborazione del codice-modulo si protrarrà fino agli anni '70 quando, con la ricerca della forma-colore; Nedda abolisce quasi completamente la maiolicatura e si dedica allo studio dei diversi impasti colorandoli naturalmente, l'alchimia degli ossidi direttamente impastati alla creta sostituisce gli smalti, la terra ora non rivestita è nuovamente libera //“...ritrovare un’innocenza perduta e di recuperare l'originarietà del materiale”//.
Ne sono un esempio le “tavole di campionatura”, i cui impasti colorati portano incisa la formula chimica che li compone, che siano cotti o crudi o il luogo di ritrovamento, il giorno e l’ora in cui raccoglie zolle di terra per poi, tornando in studio, impastarle e cuocerle. Con le “tavole di campionatura delle Terre Trovate”, Nedda esprime il 'come, il cosa e quando’.
Dal finire degli anni '70 in poi, i moduli si semplificano, si raggruppano in strutture scultoree; tenui terre colorate mai usate prima e forme geometriche simboliche si uniscono in solenni e liriche costruzioni eterne, nascono così Omaggio a Ebla (1981), Akyarlar (1983) e Anfora III (1989).
Una vera e propria Alchimista, innovatrice di tecniche e linguaggi, unisce la figura dell’esperto artigiano col genio dell'arte, non una 'semplice' ceramista ma una scultrice fondamentale per l'evoluzione della ceramica contemporanea.
Grande letterata e pedagoga si è impegnata profondamente nell'insegnamento.
Tra le numerose ed importanti esposizioni e le retrospettive a lei dedicate, ricordiamo: i Concorsi di Ceramica Artistica di Gualdo Tadino; l’antologica alla Biennale della Ceramica di Gubbio del 1976 e dopo 40 anni nuovamente nel 2016; i Maestri della Ceramica a Faenza, 1986; Sì Ceramica, Galleria dei Serpenti, Roma 1989; Sculture in villa, Villa D’Este, Tivoli, 2006; Omaggio a Nedda Guidi, Museo della Ceramica, Montelupo Fiorentino 2013; Scultura ceramica contemporanea in Italia, Galleria d’Arte Moderna di Roma, 2015; espone inoltre in Corea, Giappone, Turchia, Stati Uniti, Australia, Germania.
Nedda muore a Roma il 13 aprile 2015
the site is constantly updated, the actual content is partial and provisional.